CASA PINI

LA SCELTA GIUSTA PER LE VACANZE A RIOLUNATO

Sezione dedicata alle news di Casa Pini, delle sue attività e dei suoi dintorni.

5 Buone ragioni per scegliere di trascorrere la vostra vacanza a Riolunato.

E magari proprio nel nostro Casa Pini R&B?

1

LA VOCE DEL SILENZIO

Immerso tra i monti e i castagneti, Casa Pini, lontana dall’inquinamento e dai rumori tipici delle città, vi regalerà il meraviglioso silenzio di una vita a contatto con la natura, in armonia con la tranquillità di un piccolo borgo e i suoi ritmi lenti attraverso le stagioni, con diverse luci e sapori.

2

IL RELAX E IL BENESSERE DI CORPO E MENTE

La tranquilla vita di paese rigenera non solo il corpo, ma anche l’anima. In sintonia con la natura, ci si sveglia col canto degli uccellini che cinguettano tra le fronde del giardino. I primi tenui raggi del sole mattutino si appoggiano dolcemente su alberi, tetti e prati. La pace e la calma di un risveglio in una dimensione antica e lontana di serenità, donano l’energia per iniziare bene la giornata.

3

LA SCOPERTA DEL MONDO DI MONTAGNA

Non solo sci e divertimento, ma anche rilassanti passeggiate ed escursioni in bicicletta alla scoperta di angoli veramente suggestivi.

4

LA SCOPERTA DELLA STORIA

Come tante strutture ricettive in Italia, anche Casa Pini racconta una storia attraverso la propria architettura: un antico casolare signorile recuperato con amore e rispetto verso il passato. E il centro storico di Riolunato e dei paesi limitrofi sono piccoli gioielli degni di essere ammirati.

5

GENUINA OSPITALITÀ

Il valore più prezioso della vacanza a Casa Pini è sicuramente dato dall’accoglienza familiare dei proprietari, che ricevono gli ospiti con naturalezza ed informalita’, quasi si trattasse di vecchi conoscenti venuti per una visita amichevole.

La nostra struttura riesce quindi a coniugare la natura, la cultura, le tradizioni e l’enogastronomia del territorio con la dimensione moderna che offre agio e comfort al turista in vacanza. Passato e futuro vivono nel presente di questa dimora, grazie alla quale è possibile scoprire le bellezze ed i tesori di Riolunato e dell’ alto Frignano.

DA PIAZZA A PIAZZA:

LA LEGGENDA DI DOMENICO GUARDIA

Cà d’i Tintori è un’antica dimora situata nella Piazza del Trebbo a Riolunato. Quando i Pini giunsero da Modena ai primi dell’Ottocento, insediandosi in paese, acquistarono questa casa ed impiantarono una tintoria lungo il fosso di Castello, continuando così il lavoro che da generazioni esercitavano.
Ma la casa, già allora, godeva di pessima fama.
Anticamente era una torre, come si deduce da una lettera del 1897 del farmacista Francesco Fontana al nipote: (…) IV. In casa Pini fratelli fu Andrea ne sorgeva un’altra a sud-ovest, cioè in quella parte dove poggia la baracca dei vostri alveari. (…)
Faceva parte cioè di quel sistema difensivo e strategico che, tramite case-torre , permetteva al borgo di Riolunato , lungo la via per Groppo/Flamignatico di comunicare agevolmente con Castello.
Secondo una leggenda, dalle finestre di Casa Campani, comunicante con Cà d’i Tintori, venne ucciso con una freccia il feudatario locale Obizzo da Montegarullo.
E quando i Pini entrarono in possesso della casa, sicuramente i vicini avranno loro messo la pulce nell’ orecchio circa il fatto che... "lì ci si sentiva".
Sembra che, in un’epoca oscura e imprecisata, sparisse un ragazzo di 12 anni, che venne sepolto sotto al pavimento di Cà d’ì Tintori a fare la guardia ad un tesoro di monete d’oro. Il luogo della sepoltura era contrassegnato da una piccola lapide di pietra con le iniziali D. M. G. sormontate da una croce… La tradizione vuole che quelle cifre stiano per Domenico Morto a Guardia.
Tutto cominciò una mattina sul finire dell’Ottocento, quando l’allora Sindaco Luigi Bonatti andò a dire a Raffaele Pini di aver fatto un sogno assai strano. Aveva sognato, cioè, di scavare sotto un certo albero al confine con la proprietà dei Tintori, nel prato ancor oggi detto e Chioso.
Andarono dunque con la zappa, ed estrassero dalla terra, nell’ esatto sito indicato dal sogno, un barattolo contenente un’antica pergamena, con scritte le seguenti parole: 
Se cerchi oro, a Settentrione
Sotto seconda caldaia,
Trovasi pila carbone
Domenico Morto a Guardia
Oro novanta libbre.

Eh, sì. Novanta libbre d’oro erano tanta roba. Quasi trenta chili.
Fu così che il popolo di Riolunato, emulo delle imprese del Klondike, pala e picco alla mano, si riversò in Cà d’i Tintori. Per prima cosa, bisognava decifrare la pergamena, ma nessuno ci capiva niente. Di quale caldaia si parlava? E la pila del carbone dov’era?
Dopo tanto pensare, stabilirono di cominciare a scavare sul lato nord della casa, a confine con Campani. Ma durante gli scavi trovarono un condotto che si riempì d’acqua e si vuotò subito. Questo, pensarono, avrebbe avuto a che fare con le antiche tecniche di costruzione, dove era usanza drenare le fondamenta soggette a umidità con del carbone (che però non fu trovato).
Poi gli scavatori si diressero verso la lapide, dove picchiandoci sopra con l’occhio della zappa, suonava a vuoto. Senza un attimo d’indugio davanti al sacrilegio che stavano per compiere, scoperchiarono la sepoltura, e videro la forma di un corpo umano ridotto in cenere, lunga come un bambino di 12 anni. Poi buttarono tutto all’aria per cercare il tesoro, ma non trovarono proprio niente.
La cavità si riempì d’acqua, e siccome quella era la stanza del telaio, la moglie di Raffaele mentre tesseva, vedeva un’ombra che girava in tondo dentro all’acqua.
Delusi, sospesero la ricerca.
Un bel mattino, il figlio di Raffaele, Giovanni, che aveva quattro o cinque anni, stava uscendo con un secchiello d’ alluminio per andare a comprare il latte, con in tasca gli spiccioli che servivano per l’acquisto. La porta della legnaia, a destra scendendo le scale, era costituita da un celon, un rozzo tessuto di canapa usato per coprire la roba. Fatto sta che appena Giovanni arrivò in fondo, il celon si spalancò, ed apparve un omino, vecchio e grinzoso, con la barba bianca, e un cappello a tesa larga. Era così vecchio, ma aveva la statura e la voce di un bimbo. Disse a Giovanni che se gli avesse dato i soldi, lui gli avrebbe dato la pentola che aveva tra le mani. Ma Giovanni rifece la scala di corsa e più morto che vivo, quando si fu ripreso dallo spavento riferì a suo padre quello che aveva visto. Raffaele gli disse: “L’avdi da tore..!” Perché c’era il detto che solo una persona era destinata a ricevere il tesoro dagli spiriti a guardia, e questo era o un bimbo innocente o una persona poverissima. Gli ordinò dunque di tornare laggiù e fare lo scambio, ma Giovanni come è ovvio pensare, non volle tornarci. Ci andò invece Raffaele, che però non trovò più il misterioso omino.
Qualche giorno dopo Giovanni ripassando di lì, udì una voce venire da dietro al celon,che sussurrava: Pauroso!
Insomma, tutti questi eventi riattizzarono la febbre dell’oro negli abitanti del Trebbo, che mandarono a chiamare Manaja della Lama il quale aveva un pendolo che trovava le cose di metallo.
Posizionato sulla lapide sepolcrale, il pendolo impazzì, e tutti capirono che bisognava continuare a scavare in quel punto, ma prima di tutto chiamarono il prete per far star buono Domenico con un’abbondante dose di acqua santa.
Quando ricominciarono gli scavi, trovarono l’impronta del corpo umano intatta , così com’era prima che buttassero tutto all’aria nei lavori precedenti. Ma questo avvertimento non li fermò.
Ricordandosi delle modalità sull’estrazione dei tesori nascosti, in una notte senza luna, alla luce di una candela e in assoluto silenzio, diedero il via al recupero. Gia’ sul fondo della fossa si vedeva il coperchio della pentola; lo alzarono, e videro brillare qualcosa di prezioso …. Ma la fiammella della candela diede un guizzo e si attaccò alla manica della camicia di Raffaele. “Vè, vè!” gridò qualcuno. A quella voce, dalla pentola si levò un fumo denso e un odore di strinato. Ciò che era oro era diventato un ammasso carbonizzato a forma di polenta.
Lo misero in un cesto e lo portarono in soffitta per farlo benedire dal prete il giorno dopo…
Ma quella notte nessuno dormì, perché dei passi facevano avanti e indietro su e giù per le scale di legno.
All’ alba il prete chiamato d’urgenza, ordinò di seppellire quella cosa nel punto dove era stata trovata, e così i passi cessarono e si tornò a vivere in pace; e anche se a distanza di qualche anno Domenico apriva e chiudeva qualche porta, o passeggiava su per le scale, la sua presenza era tollerabile; l’importante era non toccare il suo oro. Il predestinato era Giovanni d’i Tintori, ma purtroppo è scomparso nella prima guerra mondiale…E anche Domenico Guardia non ha più avuto ragione d’essere. Si è dissolto, e con lui il tesoro. (Ma qualcuno giura di aver trovato alcuni marenghi tra le macerie della Tintoria…)
Naturalmente è affascinante leggere le antiche leggende per quello che sono, senza giudizi e critiche.
Ma mi sono fatta la mia idea… Dal punto di vista storico, sappiamo che la maggior parte del popolo amava Obizzo da Montegarullo, che qui fu assassinato. E se il Martinelli che lo uccise si fosse chiamato Domenico ed avesse ottenuto un grosso compenso dal marchese Niccolò d’Este che voleva sbarazzarsi di uno scomodo avversario? Nella fantasia popolare il sicario sarebbe stato paragonato ad un Giuda traditore, quindi alla quintessenza di tutti i mali, che non avrebbe avuto pace neanche da morto; oppure uno che oppresso dal rimorso, si fosse tolto la vita dopo aver dato disposizioni perché lui ed il tesoro maledetto fossero sepolti sotto al pavimento della propria casa torre….
Ma c’è un’ altra considerazione da fare…
Sappiamo che questo fu un periodo molto movimentato e vivace per Riolunato: era il tempo del Conte Gallois, del Sindaco Bonatti… Per attirare i turisti il conte aveva messo in giro la voce che nei castagneti viveva un rarissimo esemplare di homme sauvage. Ovviamente non era vero, ma bastava prendere il sindaco, cospargerlo di pece, attaccargli addosso un po' di piume di gallina, ed ecco pronta una grossa attrazione che nessun paese poteva vantare…i turisti sarebbero giunti a corrierate… E sembra che ciò sia accaduto davvero!
Domenico Guardia quindi, come il drago di Loch-Ness?
Una cosa è certa: un tempo avevano molta più fantasia e inventiva di adesso… 

INFORMAZIONI

CASA PINI - Affittacamere
Piazza G.Marconi 8-10
41020 - Riolunato (MO)
Telefono: +39-380.6525718
email: reception@casapinirio.it
CF: PNIRCR60T08G337Z
P.IVA: 02922540345

Per qualsiasi richiesta utilizza la pagina dei contatti.

SOTTOSCRIVI

Iscriviti alla newsletter per ricevere notizie utili per il tuo soggiorno a Casa Pini e sulle nostre attività.

METTITI IN CONTATTO CON NOI